La sua distruzione, a quanto viene riportato da qualche voce locale, che a dire il vero non ha molto seguito, sarebbe stata opera delle formiche. E strano che, in presenza di un fatto certo, ossia il suo cannoneggiamento da parte della flotta francese nel 1806, alla vigilia della conquista delle Calabrie, persista ancora questa leggenda. Si tratta comunque dell’antica Cerillae già ricordata da Strabone, che si vuole fondata dagli Ausoni. Dopo la sua colonizzazione da parte di Sibari, venne distrutta dai soldati di Annibale guidati da Annone. I Romani provvidero a ricostruirla; ne è testimonianza un residuo tempietto del periodo augusteo e, sebbene fosse stata edificata su una zona apparentemente difendibile e cinta da una possente massa muraria, subì ugualmente luttuose incursioni turchesche. Fino al 200 fu possedimento dei Tancredi Fasanella. Già nella seconda metà del secolo, precisamente nel 1269, vi figurano i Sant’Elia. Poi i Pascale, i Sanseverino, i duchi Armetrano di San Donato, i Catalano Gonzaga che vi ebbero incardinato il titolo di duca.
Nel passato al partito filo-francese, ebbe a subire la confisca dei suoi averi e Cirella venne venduta a Girolamo Pellegrino per 17 mila ducati. Nel 1806, agli inizi della dominazione napoleonica fu cannoneggiata dalle navi francesi e distrutta. Dopo un passato glorioso ed autonomo, con decreto del 1876 venne accorpata al comune di Diamante.
Alle falde della collina, una tomba di età imperiale romana, è un punto di riferimento intorno al quale sta venendo fuori una necropoli, purtroppo soffocata dallo sviluppo edilizio incontrastato. Nella vecchia città, oggi un cumulo di macerie, sono rimasti solo i ruderi del castello e di una chiesa che reca ancora visibili affreschi del sec. XV. Del maniero è interessante tentare di ricostruire il primitivo perimetro e di individuare i vari ambienti. Vi si può arrivare dal lato posto a Sud-Ovest perché consente un percorso più agevole. Lo stesso esercizio pur essere tentato con altre strutture abbandonate quali quella del convento di San Francesco di Paola con l’annessa chiesa di Santa Maria delle Grazie e della chiesa di San Nicola, antica parrocchiale.
La chiesa parrocchiale di Santa Maria de Flores, posta nella zona nuova, ha la facciata esterna dominata da un portale in pietra lavorata del 600 con l’iscrizione: “Defendens Brunatus Novariens Episcopus Sancti Marci 1637”; la lapide e lo stemma del 1792 sono del vescovo Moncada. L’interno è tipo basilichetta latina con abside e frammenti medievali; l’affresco della Vergine è ridipinto. Inoltre, monumento funerario in marmo nero del duca Giuseppe Catalano Gonzaga e della moglie Leonilda de Novellis (1775); monumento in marmi policromi con stemma (4 aquile negli angoli formati da una croce) ed epigrafe per il duca Clemente Catalano Gonzaga e per la moglie M. Rosa Bonocore (1806); Madonna del Rosario e Santa Maria dei Fiori statue lignee di anonimi meridionali del 700.
Fu rinomata per la qualità dei suoi vini lodati anche dal Tasso.
Costume tradizionale: “Vesti rosse di calamo e seta; tovagliuolo di lino e pannetto verde. Maniche staccate; calze rosse di lana; non orecchini. Gonna come quella di Luzzi. Petto scoperto, allacciato con un bel riccio”.
Luoghi d’interesse
- Cirella vecchia
- Teatro dei ruderi
- Monastero dei Minimi o convento di San Francesco (del 1545)
- Resti della cinta muraria del “feudo”
- Mausoleo romano
- Ritrovamenti preistorici
- Chiesta di S. Maria dei fiori (antecedente al 1617)
- Palazzo ducale (del 1753)
- Fortino napoleonico (del 1806)
- Resti di villa romana
- Torre dell’isola (inizi del XVII secolo)